mercoledì 31 dicembre 2008

Buon anno a tutti!



Signora dei vicoli scuri dal vecchio cappotto sciupato
Asciugati gli occhi e sorridi c'è un altro Natale alle porte
Non senti le grida e le voci e qualcosa di strano nell'aria
Anche i muri ingrigiti dei vicoli splendono sotto la luna

Ti ricordi c'incontrammo in un giorno di neve e di freddo
E la sera ci facemmo un bicchiere di scura ed un giro di walzer
Con tanti saluti ad un altro Natale

Signora dei vicoli scuri abbracciami forte stasera
Anche i gatti festeggiano a volte e cantano sotto le stelle
Dimentica il freddo le lacrime e le scarpe coperte di fango
E il destino di un vecchio ubriacone cullato dal canto del vento

Ti ricordi c'incontrammo in un giorno di neve e di freddo
E stasera ci faremo un bicchiere di scura ed un giro di walzer
Con tanti saluti ad un altro Natale.

Signora dei vicoli scuri non mollare la lotta
Verranno momenti migliori il tempo è una ruota che gira
Vedremo le rive del mare in un giorno assolato d'estate
Scoleremo cinquanta bottiglie al riparo di un cielo lontano

Ti ricordi c'incontrammo in un giorno di neve e di freddo
E stasera ce ne andremo a ballare per strade e a brindare un saluto
E un cordiale fanculo ad un altro Natale

Modena City Ramblers (Canto di Natale)

sabato 27 dicembre 2008

Disoccupate le strade dai sogni


"Dormite, dormite, gente pasciuta e attonita della mia Germania, e anche voi dell'Europa, gente ben pensante, dormite sereni, come morti. Il mio grido non vi può svegliare... Non si svegliano gli abitatori di un cimitero"


Tratto da Ulrike Meinhof...Sesso...femminile...comunista di Dario Fo e Franca Rame...In quarta di copertina sul libro di Alois Prinz, Disoccupate le strade dai sogni regalatomi da Michele insieme ad una stupenda borsa in pelle di un bel rosso magenta.
Oltre ad essere la biografia di Ulrike Meinhof, è un "viaggio alla scoperta di una delle stagioni più dibattute della storia recente, dove una rigorosa ricostruzione si accompagna alle voci dei protagonisti e di intellettuali come Camus, Hesse, Brecht, Böll, Adorno, Sartre, Feltrinelli e Wagenbach". Disoccupate le strade dai sogni è il titolo di un album di Claudio Lolli del 1977, oltre che un verso della canzone Incubo numero zero in cui parla della Meinhof.
Spero che oggi avrò finalmente un pò più di tempo per leggerlo...

In questi ultimi tre giorni non ho avuto un attimo di respiro, queste festività sono a dir poco invadenti, sconvolgono le sane abitudini. Diventano pesanti, in tutti i sensi, soprtattutto per chi come me è abituato a passare parte del suo tempo da solo. Non fraintendetemi, ho adorato poter stare in compagnia dei miei cari ma realizzo sempre più di aver assoluto bisogno dei miei spazi e soprattutto dei miei momenti di silenzio per star bene...

Fortunatamente sono riuscita a trovare un paio d'ore per vedere Persepolis, film d'animazione storico-autobiografico, premiato al festival di Cannes 2007, della fumettista iraniana Marjane satrapi, costretta a lasciare la sua famiglia e ad espatriare in Francia per fuggire da un regime sempre più oppressivo. Attraverso gli occhi di Marjan, bambina di nove anni, si assiste alla Rivoluzione Iraniana ed all'ascesa al potere dei fondamentalisti islamici...
Non aggiungo altro e v'invito vivamente a vedere questa geniale sintesi di qualità grafica, difesa dei diritti, di dolore e d'ironia...Se siete interessati potete leggerne la trama qui.

Vi auguro di trascorrere nel migliore dei modi le restanti vacanze e vi abbraccio tutti con affetto.

A presto miei cari...

giovedì 18 dicembre 2008

Una giornata qualunque...O quasi...


DRRRIIIIIIIINNN!!

Ore 06:15 sveglia.

Mi alzo, mi lavo e mi vesto...
Nel giro di venti minuti
mi catapulto fuori di casa per andare alla fermata del pullman...
Nebbia,
nebbia fitta,
nebbia familiare,
come quella che respiravo e sfioravo con la punta del naso ghiacciata,
ogni mattina, prima di andare a scuola.
Saluto i due autisti, sempre gli stessi, e prendo posto.
Mi attendono quasi tre ore di viaggio.
Dopo aver provato invano a rivedere qualcosa sui miei appunti, adagio la testa sul finestrino e mentre scorrono paesaggi conosciuti inizio a viaggiare.
Un vero e proprio flusso di coscienza mi travolge...
A tratti ritorno in me e mi dico:
"Silvia, stai andando a fare l'esame, yuhuuuuuu!"
Chiudo gli occhi e li riapro alla nuova fermata, salgono facce nuove, quasi come in un sogno, volti sconosciuti e familiari allo stesso tempo.
Scorgo un tipo sulla cinquantina con una ventiquattrore...

Penso: "questo qui sembra proprio un professore"

Arrivati a destinazione scendiamo entrambi alla stessa fermata dileguandoci in quel caos fatto di clacson furiosi e d'un eccitato via vai di gente.
Arrivo finalmente all'Università in perfetto orario...
Ripeto tra me e me: "quarto piano, stanza 409"...Quindi prendo l'ascensore.
Stanza 402...404...406...
Raggiungo l'ultima in fondo al corridoio e, dopo aver chiesto ad un paio di ragazze in preda al panico conferma della sede dell'esame, siedo, attendendo l'arrivo del professore mai visto prima.
Vedo avanzare verso di noi due uomini ed una donna.
Uno dei due uomini è proprio il distinto signore notato prima sul pullman!
Mi volto verso le due ragazze, che nel frattempo sono diventate pallide, e chiedo:
"ma è lui il professore?"
e loro:"Siii"...

Non male come inizio giornata, non pensate?...
Mi è sembrato quasi di essere protagonista di un film surreale.

Metto da parte le mie masturbazioni mentali non appena sento chiamare il mio nome e vado...
L'esame è andato bene, anche meglio di quanto immaginassi.
Una discussione costruttiva e piacevole come poche volte mi era capitato prima.

Tornata a casa, verso sera, entro in cucina ed accendo la luce.
Sul tavolo trovo un pacco indirizzato a me.
(Sapete, di quelli postali color marroncino, con tanto di cera lacca!)
E' un pacco da parte della mia cara Marya
contenente delle deliziose babbucce natalizie ed una splendida lettera...
In pratica la ciliegina sulla torta!

Per concludere in bellezza,
raccolte le mie ultime forze,
sono andata a bere una birra con un paio d'amici.

Soddisfatta, serena e soprattutto finalmente in "vacanza", vado a dormire
che si è fatto tardi e la stanchezza ha giustamente preso il sopravvento.

Auguro una buona notte a tutti voi...


lunedì 15 dicembre 2008

Bianco d'orologio



Mi sono seduto
in uno stagno del tempo.
Era uno stagno
di silenzio,
di un bianco silenzio,
anello formidabile
dove le stelle
scontravano i dodici
numeri neri galleggianti.

Federico Garcia Lorca


Il video è tratto dal film di Krzysztof Kieslowski La double vie de Veronique...Uno dei miei film preferiti...

Aspettando un pò di vacanze, auguro una buona settimana a tutti!

mercoledì 10 dicembre 2008

Un paese di bigotti


L'Arcigay: "La Rai ha censurato il film Brokeback Mountain"

ROMA - Un caso che farà discutere. E che farà nascere nuove polemiche sull'uso della censura nei programmi tv. Anche se al momento a indignarsi è principalmente Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay che chiede: «Vogliamo sapere chi ha deciso di trasmettere ieri sera su Rai Due i Segreti di Brokeback Mountain, film che ha vinto il Leone d'Oro del 2005, 3 Oscar, 4 Golden Globe, con vistosi tagli da censura anni '50. Chi si è permesso di pensare che il pubblico adulto non avrebbe potuto sopportare i baci e le effusioni tra due uomini?»

LA PROTESTA - Ma la protesta del presidente nazionale nazionale di Arcigay non si ferma qui: «Chiediamo al Direttore di Rai Due e al Presidente della Rai di spiegare pubblicamente ciò che è avvenuto. Chiediamo alla Commissione di Vigilanza della Rai di intervenire, perchè il servizio pubblico televisivo non può in alcun modo favorire l'omofobia dilagante in questo paese. Chiediamo, infine - conclude Mancuso - che come gesto riparatore il film sia al più presto riprogrammato in versione integrale».

LA NOTA DELLA RAI - Dopo qualche ora arriva una nota della Rai a chiarimento della vicenda: «Non c'è stata alcuna censura, ma una serie di casualità che ha impedito la messa in onda della versione originale di "Brokeback Mountain". La Rai ha comprato i diritti del film "Brokeback Mountain" tramite Rai Cinema. Per un'eventuale trasmissione senza vincoli di orario, è stato chiesto alla società Bim, che l'ha distribuito nelle sale, il visto censura. In seguito a tale richiesta, il distributore ha consegnato la copia che aveva ottenuto il visto, mentre non è stato sollecitato l'invio contestuale della versione integrale. Pertanto, quando Raidue ha deciso di trasmettere il film ha ritenuto di utilizzare la versione integrale non verificando sul terminale che la versione in possesso della Rai era quella che aveva ottenuto il visto censura per la trasmissione senza vincoli di orario. Il Direttore di Raidue ha preso l'impegno di mettere in programmazione la replica del film nella versione cinematografica senza tagli».

LUXURIA - In precedenza l'ex parlamentare del Prc Vladimir Luxuria aveva già reso noto che il film sarebbe stato ritrasmesso senza tagli. «Ho sentito Marano (direttore di Rai2 ndr) per chiedergli cos'era successo. Mi sembravano troppo strani questi tagli, dopo che la scorsa settimana era andato in onda senza tagli "Transamerica"e anche dopo la mia partecipazione all'Isola dei Famosi. Lui mi ha detto che il taglio non è dipeso assolutamente dalla rete ma che il film è arrivato a Raidue già tagliato, probabilmente da Rai Cinema. Per questo Marano ha preso l'impegno di rimandarlo in onda integrale. Anche perchè -sottolinea concludendo Luxuria- far vedere un film che ha vinto il Leone d'oro a Venezia e il premio Oscar con quei tagli è come far veder la Gioconda senza testa».

DELLA VEDOVA - La precisazione della Rai però non basta a fermare la polemica politica. «È grottesco che la Rai in un film che ha vinto svariati premi internazionali, e che non ricadrebbe, neppure a forza, sotto la scure della porno tax del governo, censuri scene analoghe a quelle contenute nella grande parte dei film e delle fiction trasmesse dalla concessionaria pubblica in prima serata» tuona Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali e deputato Pdl. «Se la censura non è stata motivata dalla natura 'hard' delle scene, ma dalla natura omosessuale della relazione rappresentata, considerata pornografica di per sè, usciremmo dai confini del grottesco e entreremmo in quelli dell'accanimento discriminatorio. 'Tagliare un film di questo genere, per ragioni di questo genere, è molto peggio che non trasmetterlo. È il caso - conclude Della Vedova - che il Presidente della Rai Petruccioli risponda a questi interrogativi e spieghi le scelte della concessionaria pubblica».

(da Il Corriere della Sera, 09 Dicembre 2008)

venerdì 5 dicembre 2008

...

martedì 2 dicembre 2008

Studiando Sognando...



Mes amis...


Sento che ultimamente il tempo mi scivola via tra le dita, tra studio, servizi vari in casa e palestra.
Soltanto domenica sera per spezzare un pò sono uscita a bere un birra con degli amici. Nel localetto intimo ed accogliente c'erano addirittura i Cure in sottofondo con mio grande stupore. Non capita spesso di poter sentire della buona musica in giro.

A mezzanotte passata ci siamo ritrovati fermi in macchina ai bordi di quella piazza che un tempo, sembrano passati secoli d'allora, mi era tanto familiare...Che mi ha visto crescere, gioire, soffrire, tornare dopo anni...E che ora evito, riuscendo a guardarla soltanto da un finestrino attraverso la pioggia ed il vento, quasi come se non esistesse più.

Nel letto, prima di chiudere gli occhi, oppure mentre studio e dopo mezzora mi ritrovo lì a fissare il vuoto, ferma sulla stessa pagina, mi chiedo incessantemente cos'è che mi riserverà la vita. Come se da un momento all'altro dovesse cambiare tutto, aspettando la grande svolta...Perchè la sensazione per ora è quella di essere di passaggio qui, a casa mia, in questo paese, nonostante adori poter passare del tempo, tempo preziosissimo, con il mio caro papà ed il mio bel fratellone.

...E poi, tra una riga e l'altra, leggendo Sull'utilità e il danno della storia per la vita di Friedrich Nietzsche, mi balzano agli occhi queste parole:

"...La felicità più piccola, purché esista ininterrottamente e renda felici, è senza confronto una felicità maggiore della più grande, che venga solo come episodio, per così dire come capriccio, come idea folle, fra mera sofferenza, brama e privazione. Ma sia nella massima, sia nella minima felicità, è sempre una cosa sola quella per cui la felicità diventa felicità: il poter dimenticare o, con espressione più dotta, la capacità di sentire, mentre essa dura, in modo non storico. Chi non sa mettersi a sedere sulla soglia dell’attimo dimenticando tutte le cose passate, chi non è capace di star ritto su un punto senza vertigini e paura come una dea della vittoria, non saprà mai che cosa sia la felicità, e ancor peggio, non farà mai alcunché che renda felici gli altri..."

venerdì 28 novembre 2008

What else is there?



...I don't know what more to ask for
I was given just one wish...

martedì 18 novembre 2008

O me! O life!



Ieri sera ho riguardato con moltissimo piacere l'eccezionale film di Peter Weir L'attimo Fuggente (Dead poets society - 1989) ...Sicuramente lo conoscete già. Sto cercando di concentrarmi al meglio nello studio ed un bel film come questo non ha fatto altro che incoraggiarmi.
Questa è una delle poesie del poeta Walt Whitman citate nel film dal professor Keating...
Ah quanto avrei voluto incontrare anche io un professore del genere durante il liceo!


O me! O vita!

O me! O vita! Per queste domande ricorrenti,
Nelle sterminate folle di infedeli, nelle città piene di stolti,
In me stesso, sempre a biasimare me stesso (e chi più stolto di me, chi più infedele?)
Negli occhi che invano bramano la luce, nel significato delle cose, nella lotta che sempre si rinnova,
Negli scadenti risultati di ognuno, nelle folle sordide e stanche che vedo attorno a me,
Nei vuoti e inutili anni dell'oblìo, con l'oblìo che a me si avvolge,
La domanda, o me! Così triste e ricorrente - Cosa vi è di buono in tutto questo, o me, o vita?

Risposta.

Che tu sei qui - che la vita esiste e l'identità,
Che il potente gioco continua, e tu puoi contribuire con un verso.


Eccovi il testo originale che sicuramente rende più giustizia all'autore:

O ME! O life!... of the questions of these recurring,
Of the endless trains of the faithless, of cities fill’d with the foolish,
Of myself forever reproaching myself, (for who more foolish than I, and who more
faithless?)
Of eyes that vainly crave the light, of the objects mean, of the struggle ever
renew’d,
Of the poor results of all, of the plodding and sordid crowds I see around me,
Of the empty and useless years of the rest, with the rest me intertwined,
The question, O me! so sad, recurring—What good amid these, O me, O life?

Answer.

That you are here—that life exists, and identity,
That the powerful play goes on, and you will contribute a verse.



...Quale sarà il vostro verso?

venerdì 7 novembre 2008

Un bagno di stimoli


Sono tornata a casa già da un paio di giorni e solo ora trovo un attimo per scrivervi.
La permanenza a Siena è stata ricca di emozioni...

Tanto per iniziare sono andata al Rettorato occupato dell'Università di Siena ed a varie assemblee indette dagli studenti per discutere e mettersi d'accordo sul da farsi sulle modalità di protesta. Nella sede della facoltà di lettere ho avuto modo di vedere la mostra documentaria e fotografica Verso il '68 con libri, riviste, immagini e musiche del cambiamento...Molto carina a mio avviso. La protesta continua con determinazione anche se rimangono ancora moltissime persone da coinvolgere...Troppe!

Ho partecipato al convegno internazionale Guerra Civile Spagnola Volontari Toscani nelle Brigate Internazionali di cui vi avevo parlato ed è stato interessante anche se devo ammettere che in alcuni momenti, dopo pranzo, ho dovuto combattere il sonno. E' stato principalmente illustrato il lavoro effettuato fin ora, previsto da un progetto dell'ISGREC (Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea) che, finanziato dal Ministerio de la Presidencia della Spagna, mira a raccogliere quanto già emerso dagli studi regionali di storici italiani e ricerche locali, per una prima documentazione del contributo toscano alla difesa della Repubblica spagnola. Nelle pause ho anche avuto modo di vedere la cittadina di Grosseto per la prima volta.

Incessantemente accompagnati dalla pioggia i giorni sono letteralmente volati...Siamo andati al cinema a vedere Der Baader Meinhof Komplex, l'avvincente film del regista tedesco Uli Edel sul gruppo terroristico della R.A.F. (Rote Armee Fraktion).
Dopo aperitivi vari, cenette e pranzetti niente male (ho assaggiato un ottimo carpaccio con rucola e parmigiano preparatomi da Michele accompagnato da un ottima Vernaccia di San Gimignano...Succulento!) tornata a casa sono andata ad iscrivermi in palestra. Questa volta cercherò di essere più costante, l'anno scorso ho resistito solo due mesi.
Ho avuto modo di riabbracciare persone che già conoscevo e di conoscerne delle nuove...E anche di studiare un pò nell'accogliente biblioteca della facoltà di Lettere.
E' stata una settimana a dir poco eccezionale e soprattutto è stato, per questo, difficile salutare Michele e la sua bella Siena...

Almeno, dopo aver visto camion carichi di spranghe e bastoni giungere dal "cielo" in Piazza Navona, la mattina che sono partita abbiamo avuto la buona notizia della vittoria di Barack Obama...Il nuovo "giovane, bello ed abbronzato" presidente degli Stati Uniti d'America...

Ragazzi miei ci vorrebbe davvero un dio a salvarci dagli imbecilli!

domenica 26 ottobre 2008

Hasta pronto...


Miei cari colgo l'occasione per salutarvi...
Questa settimana andrò a Siena quindi sarò assente per quelche giorno.
Ad accogliermi, oltre a Michele naturalmente, ci sarà il caldo clima di protesta universitaria che avvolge la bella Siena, il che non mi dispiace affatto, visto che nel mio piccolo paese non si vede neanche l'ombra di uno striscione.

Giovedì ci aspetta il Convegno internazionale "GUERRA CIVILE SPAGNOLA. VOLONTARI TOSCANI nelle BRIGATE INTERNAZIONALI" che si terrà a Grosseto, al quale parteciperanno studiosi di tre paesi tra i quali anche Gabriele Ranzato, professore italiano di storia conteporanea all'Università di Pisa (considerato uno dei massimi eruditi della storia spagnola del ventesimo secolo, in particolare nella storia della seconda repubblica spagnola e la Guerra Civile).

La foto che ho scelto per il post, non a caso, è del fotografo ungherese Robert Capa che con i suoi reportage ha documentato la guerra civile spagnola ed altri conflitti bellici. E' stata scattata in Spagna, a Barcellona nel Gennaio del 1939 e ritrae la corsa al riparo durante l'allarme d'incursione aerea. La città stava per essere bombardata dagli aerei fascisti mentre le truppe del Generale Franco si avvicinavano rapidamente alla città.

Prometto che tornerò presto tra voi a raccontarvi com'è andata, non scappate eh!
¡ Hasta pronto compañeros ! =)

giovedì 23 ottobre 2008

Scuola di polizia


"Davanti a una protesta per la riforma della scuola che si allarga in tutt'Italia e coinvolge studenti, professori, presidi e anche rettori, il Presidente del Consiglio ha reagito annunciando che spedirà la polizia nelle Università, per impedire le occupazioni. La capacità berlusconiana di criminalizzare ogni forma di opposizione alla sua leadership è dunque arrivata fin qui, a militarizzare un progetto di riforma scolastica, a trasformare la nascita di un movimento in reato, a far diventare la questione universitaria un problema di ordine pubblico, riportando quarant'anni dopo le forze dell'ordine negli atenei senza che siano successi incidenti e scontri: ma quasi prefigurandoli...Se ci fosse un calcolo, le frasi di Berlusconi sembrerebbero pensate apposta per incendiare le Università, confondendo in un falò antagonista i ragazzi delle scuole (magari con il diversivo mediatico di qualche disordine) e i manifestanti del Pd, sabato. Ma più che il calcolo, conta l'istinto, e soprattutto la vera cifra del potere berlusconiano, cioè l'insofferenza per il dissenso...
...Lo testimonia l'attacco ai giornali e alla Rai fatto da un Premier editore, proprietario di tre reti televisive private e col controllo politico delle tre reti pubbliche, dunque senza il senso della decenza, visto che a settembre lo spazio dedicato dai sei telegiornali maggiori al governo, al suo leader e alla maggioranza varia dal 50,17 per cento all'82,25. Forse Berlusconi vuol militarizzare anche la libera stampa residua. O forse "salvarla", come farà con le banche."

(Se il dissenso è un reato di Ezio Mauro - La Repubblica)

mercoledì 22 ottobre 2008

Cien historias de mujer


Stavo leggendo El Paìs per esercitarmi con lo spagnolo ed ho trovato un reportage di Pilar Alvarez molto carino intitolato Cien historias de mujer...Parla dell'esposizione fotografica Mujers en Plural che verrà inaugurata oggi.

Cento fotografie di cinquantotto autori, dei quali diciannove sono donne: Man Ray, Henri Cartier-Bresson, Michel Comte, Robert Doisneau, Robert Frank, Madame D'Ora...Riuniti in un'unica sala, senza un ordine cronologico, per rivendicare la storia e lo sviluppo "del femminile e del femminismo, la grande rivouzione vissuta nel ventesimo secolo senza provocare un solo morto".

Belle, enigmatiche, eleganti, seduttrici, prudenti, famose, speranzose, provocatrici o tutto il contrario...Nelle sue fotografie Medias remendadas (1934) - Calze rammendate la nordamericana Dorotea Lange ha ritratto la Depressione statunitense degli anni '30 ed "attraverso delle gambe mostra l'eleganza della povertà" per come la vede la collezionista e critica d'arte Lola Garrido.
Un'altra foto di Milton Greene dell'attrice Marlene dietrich la ritrae provocante mentre controlla le sue calze...Lui è un fotografo della moda degli anni '50 diventato famoso grazie ai suoi ritratti di Merilyn Monroe, che appare nella sua versione più glamour ma anche nel suo volto più fragile in tre foto di tre autori distinti.
Altre protagoniste della mostra non sono state mai famose, come la donna di Retrato de una dama (Edward Steichen, 1908), che ritrae una signora con un cappello di piume.
Alcune sono audaci ma solo una appare svestita in Desnudo frente a la ventana (Bill Brandt, 1953): "io sono una donna ed un nudo di un'altra donna mi sembra un qualcosa di ovvio", dice la Garrido in proposito...
L'ultima sala è riservata a piccoli e vecchi ritratti familiari Anónimos mínimos, recuperati nei mercatini d'antiquariato, qui ognuno potrà inventare la storia del ritratto.

Se siete interessati alcune foto esposte nella mostra si trovano qui.
La foto che ho scelto per il post è della fotografa messicana Graciela Iturbide.

Torno a studiare anche se la bella giornata che c'è fuori è alquanto invitante...
Lascerò che se la goda Lillo, il mio gatto, che è lì sul terrazzo a rotolarsi al sole.
Un abbraccio a tutti!

p.s. colgo l'occasione per fare i miei auguri a Michele che ha appena preso un bel trenta con lode al suo primo esame di specialistica...Niente male come inizio eh! ;D

domenica 19 ottobre 2008

Il paradiso degli orchi


Ieri pomeriggio, per rilassarmi un pò, ho iniziato a leggere Il paradiso degli orchi di Daniel Pennac. Un libro che avevo da anni e che solo ora ho deciso di prendere dallo scaffale...L'ho già quasi finito, le pagine scorrono veloci ed alcune parti sono anche molto divertenti.
Ho pensato di riportare qui uno dei punti più esilaranti per regalere due risate anche a voi:

Premetto che Benjamin Malaussène è un capro espiatorio: un uomo pagato per prendersi la responsabilità di qualunque guasto di qualunque oggetto venduto ai Grandi Magazzini. Ogni volta che viene chiamato all'Ufficio Reclami deve ripetere la stessa partitura: impietosire a tal punto l'acquirente da costringerlo a ritirare il reclamo.
Un giorno, Ben fa l'incontro che gli cambierà la vita. Incontra, nel reparto maglieria, una bellissima taccheggiatrice ed immediatamente si sente in dovere di proteggerla da Cazeneuve, l'addetto alla sorveglianza. Ribattezzata "zia Julia" (come tutte le altre ragazze che suole abbordare), la donna sta al gioco. Subito dopo si ritrova in terra: è scoppiata una bomba. Si ritrova sordo e viene così portato all'ospedale.
Ad attenderlo, all'uscita c'è la bella zia Julia.


"Fuori è notte inoltrata. Sto andando a piedi verso la metropolitana quando una macchina si accosta al marciapiede, mi raggiunge, mi suona il clacson. Un clacson degli anni cinquanta, di quelli che fanno "tutt". Mi volto: zia Julia, all'interno di una quattro cavalli giallo limone, mi fa gran gesti d'invito. - E' a piedi? Salga, le do un passaggio. salgo nella reliquia di zia Julia. -Le hanno fatto firmare un esonero? Anche a me. Si coprono le spalle è normale. Guida la quattro cavalli come un transatlantico, senza scosse. una vera prodezza, conoscendo il motore. Navighiamo verso il Père Lachaise. Intanto, zia julia parla. Parla, e io rivedo la porta verde mela e i corpi che si richiudono. Poi lo sguardo terrorizzato di Cazeneuve...Non ha niente ci metterei la mano sul fuoco. Un pò traumatizzato, tutto qui... -Scopavano come angeli! Angeli che scopavano? Quali angeli? Chi scopa? Zia Julia mi guarda con occhi velati di un' indicibile nostalgia. Dice: - I Sandinisti. Scopavano come angeli. Senza sosta. facevano l'amore ridendo. e quando godevano erano lunghe tirate roventi, fino alla totale estinzione del mio incendio. l'ho provato una sola volta, a Cuba, all'indomani della Rivoluzione. Avevo quattordici anni. Due giorni prima che il console mio padre si facesse cacciare. Dopo ci sono tornata, ma era tutto finito: c'era già l'erezione realista-socialista, il coito stakanovista... Tace per un momento. Il tempo per me di riprenedere fiato. ( E' stata la bomba ad averla messa in questo stato?) un semaforo rosso diventa verde. Zia Julia riparte insieme alla machina. adesso anche il Nicaragua è rovinato... il piacere costruttivo. Il viso, contratto in un'espressione di disgusto, all'improvviso si distende, e la bella voce rauca si rituffa in gioiose certezze: - Per fortuna ci saranno sempre i Moi, i Maori, i Satarè. Dico: - I Satarè? -I Satarè dell'Amazzonia brasiliana! Spiega: - hanno muscoli lunghi, precisi, ben disegnati. Le spalle e i fianchi non ti sciogliono tra le dita. l'uccello ha una morbidezza setosa che non ho mai trovato altrove. E quando ti penetrano si illuminano dentro, come dei gallè 1900, stupendamente ramati. E così, mentre una Parigi invernale e notturna scorre ai lati della nostra piroga, zia Julia espone il corpo sontuoso della sua teoria. secondo lei, solo i rivoluzionari all'indomani della vittoria e i grandi primitivi sanno scopare come si deve. Gli uni e gli altri hanno l'eternità in testa, scopano al presente dell'indicativo, come se dovessero durare per sempre. In qualsiasi altro posto al mondo, si fotte al passato o al futuro, si commemora o si costruisce, ci si perpetua o ci si moltiplica, ma nessuno si occupa di se stesso. La sua voca è diventata straordinariamenteconvincente. - Voglio dire occuparsi di sè, qui, dell'uno e dell'altro, in questo momento, di te e di me... Fari puntati su zia Julia. Non le tolgo più gli occhi di dosso. I suoi contorni sono iridati dalle luci della città. E poi, all'improvviso, mi appare tutta intera, nel bagliore di una vetrina di lampadari. (Mamma mia!...)

Abbiamo lasciato la macchina in doppia fila, abbiamo fatto i due piani di scale di corsa come se fossimo inseguiti, ci siamo buttati sul mio letto come nel laghetto di un'oasi, ci siamo strappati i vestiti come se fossero in fiamme, i suoi seni mi sono esplosi in faccia, la sua bocca si è richiusa su di me, la mia ha trovato il suo bacio palpiatnte del suo desideri Maori, le nostre mani hanno corso in ogni direzione, hanno accarezzato, impastato, stretto, penetrato, le nostre gambe si sono avvinghiate, le nostre cosce hanno imprigionato le nostre guance, i ventri e i bicipiti si sono inturgiditi, le molle del letto hanno risposto, la mia stanza ha riecheggiato, e poi, d'un tratto, la splendida testa leonina di zia Julia è emersa al di sopra della mischia, aureolata dell'incredibile criniera, e la sua voce, ora aspra, ha domandato: - Cos'hai?
Ho risposto: - Niente. Non ho niente. Assolutamente niente. Nient'altro che un misero mollusco rannicchiato tra le sue due conchiglie. Che non vuole tirar fuori la testa. Per paura delle bombe immagino. ma so di mentire a me stesso. In realtà la stanza è piena di gente. Affollata da scoppiare. Tutt'intorno al letto si ergono spettatori sull'attenti. E non sono spettatori qualsiasi! Tutta una schiera di Sandinisti, Cubani, Moi, Satarè, nudi come mamma li fece o in uniforme, cinti di balestre o di Kalashnikov, bronzei come statue, aureolati di polvere gloriosa. Ce l'ahho duro, loro! E con le mani sui fianchi, ci offrono un picchetto d'onore spesso, teso, arcuato, che melo ammoscia. -Niente, ripeto. Non ho niente. Scusami. E, non essendoci altro da fare, ridacchio. - Ah! E lo trovi anche divertente? Si può ridere proprio perchè non lo si trova affatto divertente. Glielo spiego. Mi scuso ancora. Le dico che siamo circondati da una giuria olimpionica e che non sono mai stato portato per le gare. Lei dice: - Capisco. Ora spiega a sua volta. La nostra disavventura sarà, tra l'altro, la conclusione dell'inchiesta sugli amori primitivi e rivoluzionari che deve consegnare per il prossimo numero di Actuel. - Ah, - dico, - perchè tu lavori ad Actuel. Sì, lavora lì. - Quello che uccide l'amore, vedi, è la cultura amorosa: a qualsiasi uomo verrebbe duro, se non sapesse che agli altri uomini viene duro. Provo ad accarezzarla mentre espone la sua teoria, ma lei scosta le mia mano. Niente surrogati. - Sì, la creatività viene soffocata dal riferimento... Dov'è Julius? Mi domando dov'è Julius. Dietro i fornelli di Hadouch probabilmente. Che vita di merda! Ti eslodono bombe sotto il sedere , una coalizione di Indiani ed eroi te lo taglia sul più bello, e il tuo cane adorato si abboffa tranquillamente al solito ristorante. Porco di un Julius, non ti conosco più. Per tre volte. Il rinnegamento di San Pietro. E proprio in quel momento, ovviamente, la porta della stanza si apre. Julius. Eh! sì, è Julius."

Ieri sera, invece, ho concluso la giornata guardando La storia delle brigate Brigate Rosse, nelle due puntate di Blu notte (il programma condotto da Carlo Lucarelli), edizione del 2007.
Se non le avete già viste, vi consiglio di procurarvele!

Auguro una buona domenica a tutti...

mercoledì 15 ottobre 2008

Paradosso: "classi" a parte per l'integrazione...

Classi ponte per alunni stranieri
Sì della Camera a mozione Lega

ROMA - Classi "d'inserimento" per bambini extracomunitari. La Camera ha approvato la mozione della Lega Nord in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo. Il testo, approvato dopo un infiammato dibattito, è passato con una diversa denominazione: non più "classi ponte", così come originariamente indicato nella mozione presentata dal leghista Roberto Cota, ma la nuova denominazione che parla, appunto di "classi di inserimento". E' stato il vice capogruppo vicario del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, a proporre di cambiare il nome all'oggetto per "rendere più evidente l'obiettivo della proposta, ossia l'integrazione degli studenti". Per Piero Fassino si tratta invece di "una regressione
culturale prima ancora che politica", "e non solo produce un principio di discriminazione ma, e questa è la cosa più grave, discrimina tra i bambini e i più piccoli, che è la cosa più abbietta".

Il testo della maggioranza è passato con 256 sì, 246 no e un astenuto. Bocciate le mozioni dell'opposizione. Il testo approvato a Montecitorio impegna il governo a "rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso, previo superamento di test e specifiche prove di valutazione". "Favorendo", dunque, e non più "autorizzando" come si leggeva nel testo originario: una modifica sostanziale che sottolinea il valore non selettivo della norma. A chi non supera i suddetti test vengono messe a disposizione le "classi ponte che consentano agli studenti stranieri di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti".

La mozione impegna inoltre il governo "a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole". Infine, si prevede "una distribuzione degli studenti stranieri proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri", oltre che "nelle classi ponte, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curriculum formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, oltre che dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza".
(15 ottobre 2008, La Repubblica)



Mamma di un bambino va a prenderlo a scuola. All'uscita:

Mamma:"Tesoro ma chi è questo tuo nuovo amichetto?"

Bambino:"Ciao Mammina! E' Abdul...Fa parte della "classe degli emigrati"..."

martedì 14 ottobre 2008

Lullaby



Lo scorso fine settimana sono andata a Roma, con l'allegra combriccola di mio fratello, a trovare degli amici che non vedevo da tempo.
Come si dice :"tutte le strade portano a Roma", e fin qui tutto ok...
Ma una volta giunti a Roma?
Ve lo dico io: PANICO!
E dire che avevamo anche il navigatore satellitare che però non faceva altro che ripeterci con una registrazione odiosa: "Ricalcolo percorso...Ricalcolo percorso!".
Ah! Vecchie, amate cartine geografiche...

Raggiunti i nostri due amici siamo andati un pò in giro, passando da piazza S. Giovanni dove c'erano in concerto i Cure, purtroppo al Coca-Cola Live...
Siamo arrivati alla fine, proprio quand'è iniziata Lullaby!
Fantastici!

La mattina seguente siamo ripartiti, dopo aver dormito a stento due ore...Ma ne è valsa davvero la pena, avevo proprio bisogno di staccare un pò.

Intanto sono toranata alla mia routine di studio e ieri sera ho visto un filmetto niente male Tutta la vita davanti di Paolo Virzì...

Buona vita a tutti!

p.s.Mi è dispiaciuto molto aver mancato per poco la manifestazione dell'11, mannaggia!!!

mercoledì 8 ottobre 2008

Sapere Aude!


Stavo studiando filosofia per un esame...Ho iniziato oggi, un pò annoiata, convinta di dover leggere cose inutili e giri di parole da far venire la nausea (questo il ricordo che ne avevo dal liceo!). E invece...
Ecco a voi:


"L'illuminismo è dunque l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro, Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro.
Sapere Aude!
Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo....

Senonchè a questo illuminismo non occorre altro che la libertà; e la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi. Ma sento gridare da ogni lato: non ragionate! L'ufficiale dice: non ragionate, fate esercitazioni militari! L'intendente di finanza: non ragionate, pagate! L'ecclesiastico: non ragionate, credete!"

(Kant, nella " Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?" 1784)

martedì 7 ottobre 2008



Un premio???

Sì, proprio così...Un bel premio mi ci voleva, considerando il fatto che sono un paio di giorni che sto un pò giù (ma giusto un pò eh! Non preoccupatevi...) .
Appaio tanto forte, tanto decisa, risoluta...E poi mi perdo in un bicchier d'acqua! Bah!

La cara Lady Oscar casca proprio a fagiolo =)
Grazie mille...

Passo il premio ad Aldievel, Marya, L, Pellescura, Bleek, Alligatore, Bra e Virgilio.

"...Vuole premiare chi ha fatto un "uso criminoso della blogosfera", ossia chi ha fatto informazione, chi ha diffuso libero pensiero e spirito critico, chi ha incoraggiato lo sviluppo di una consapevole coscienza e di una coscienziosa consapevolezza...Io aggiungerei...Chi ha saputo farmi sorridere anche in giornate cupe"


Dopo un'ottima colazione ritorno sui libri. Mi aspetta una luuunga giornata...
A presto miei cari!

sabato 4 ottobre 2008

Zabriskie Point



Questa è la scena finale del film di Michelangelo Antonioni
"Zabriskie Point"...
Se avete cinque minuti guardatela...E' di grande effetto! Penso vi piacerà.

In questa scena:"scatta, fuori d’ogni logica narrativa tradizionale...Il furore profetico di Antonioni. Daria immagina che un’esplosione termonucleare distrugga la villa.
La ripetizione dell’esplosione, così compiaciuta e così spietata, fa intendere che per Daria la villa è il simbolo dell’intera civiltà consumistica e conferma, se ce n’era bisogno, che il film non è soltanto una storia d’amore ma anche e soprattutto, l’espressione di un sentimento di aspro e polemico rifiuto, secondo la tradizione europea del rispetto della persona umana...
Tutta l’originalità di Zabriskie Point sta in questo finale, in questa profezia del disastro atomico che"punirà” la civiltà consumistica...

Chiaramente, l’America è apparsa ad Antonioni come il luogo dove il fine, cioè l’uomo, diventa il mezzo e il mezzo, cioè il profitto, diventa il fine. Dove le cose valgono più delle persone benché siano prodotte per le persone. Dove, infine, questo capovolgimento funesto dei valori è avvenuto per così dire"in buonafede”, per le vie misteriose di un bene (la civiltà industriale) che alla fine si è rivelato un male...Insomma l’America è un luogo arido come il deserto di Zabriskie Point, in cui è impossibile amare ed essere amati. Ma cos’è l’amore se non la vita stessa nella sua forma originaria?Dunque l’America, così com’è oggi, è ostile alla vita."

Ho voluto riportare alcune parti dell'efficace recensione di Alberto Moravia su questo film/capolavoro del 1970. Il fantastico brano musicale, colonna sonora dell'ultima parte della pellicola, è dei Pink Floyd.

"Come In Number 51, Your Time Is Up"

In a churchyard by a river,

Lazing in the haze of midday,
Laughing in the grasses and the graze.
Yellow bird, you are alone in singing and in flying on,
In and in leaving. Willow weeping in the water,
Waving to the river daughters,
Swaying in the ripples and the reeds.
On a trip to Cirrus Minor, saw a crater in the sun
A thousand miles of moonlight later.

Buon fine settimana...

lunedì 29 settembre 2008

Letizia. E poi Battaglia...

Con questo post vorrei fare un omaggio alla grande fotografa Letizia Battaglia, autrice di reportages indimenticabili sulla guerra di mafia e sulla donna, impegnanta in prima persona nella vita della sua terra.

Riporto qui di seguito parte del testo di Claudio Fava che accompagna il volume di fotografie della stessa, "Siciliana", regalatomi da Michele credo anche per le mie origini un pò siciliane:


"Ha un nome che sembra arrivato dritto dagli dèi o da qualche pagina dei Vicerè: Letizia. E poi Battaglia. Un ossimoro palermitano. Eppure non esiete nome (o cognome) che calzi così bene al suo proprietario come questo. Letizia. E poi Battaglia. Come un guanto, come un vestito a festa. Perchè Letizia...all'inizio degli anni ottanta...era anzitutto il sorriso lieto e sfacciato di chi ha visto molto ma non tutto...Palermo e la Sicilia in quegli anni mostravano molto, ma non tutto, come certe signore attempate che giocano a stupire e a promettere, poi a negarsi e poi di nuovo a mostrare uno scampolo di pelle, la fibbia di un corpetto, un merletto nascosto...
C'erano cento morti all'anno, a Catania. E a Palermo forse il doppio. Guerre di mafia in mezzo alle quali ogni tanto sbocciava la ferocia d'un morto eccellente: procuratori, giornalisti, presidenti. Erano tutti morti eccelenti, anche i carusi macellati nei vicoli, perchè eccelente, rumorosa quasi barocca era sempre la loro morte: strangolati, squagliati, precipitati nel cemento...

Letizia...Aveva quella linea un pò storta sulle labbra che in Sicilia sta per un sorriso. Sorridere laggiù è un lusso, bisogna accontentarsi di certi lievi ammiccamenti, segni impercettibili, cose così. Letizia non ammiccava: aveva davvero uno sguardo lucido, curioso, un pò sfottente...In un mestiere di cinici e distratti, Letizia non si distraeva mai .Guardava e ti guardava, e intantio sentivi che la sua testa camminava, "furriava", ragionava. Cercava il dettaglio, pesava le cose. Così le venivano fuori anche quelle foto: brevi, secche, laceranti e al tempo stesso familiari...

E poi c'è Battaglia. Perchè è davvero battaglia attraversare questo mestiere e questa città senza smarrire la curiosità, senza abituarsi ad annusare l'aria per sapere se è meglio dire o tacere, fotografare o voltarsi dall'altra parte. Battaglia perchè sei donna e quella è terra di maschi, cupi e permalosi come sanno esserlo i siciliani. Una battaglia difficile, carica di spigoli, per fare entrare in quelle zucche maldestre che la storia si fa mostrando e che le foto, pure quelle foto di cronaca scattate inseguendo le rotative dell'"Ora", non erano mai didascalie. A ogni scatto c'era Palermo che cambiava e un pò moriva, c'erano le aule di tribunale che parevano palcoscenici di Eduardo, e quelle della politica con certi profili che sembravano tirati giù dalle tavole di Grosz. C'erano i mafiosi con il sigaro in bocca e quelli che ti guaradvano dritto in fondo agli occhi, proprio mentre tu mettevi a fuoco, e poi con un dito si indicavano la bocca spalancata, per dirti:"Ti sparo 'ca!".

Degli anni più recenti, che mi videro insieme a Letizia Battaglia condividere la follia di una stagione parlamentare alla Regione Siciliana, ho memoria netta dell'una e dell'altra: la letizia e la battaglia. In un parlamentino animato solo da uomini dai colori lividi, nella legislatura più decimata dalla manette e dai processi, Letizia sedeva ogni pomeriggio sul suo banco della prima fila, cocciuta, pignola, attenta, per la prima volta mescolata lei stessa alle sagome delle sue foto. La letizia s'era fatta ironia, un pò malinconica; la battaglia fu quella di restare lì dentro fino alla fine. Fuori intanto continuava a crescere il gioco delle sue invenzioni: la piccola casa editrice che trattava come una nave corsara, lo splendido rotocalco ("Grandevù") con quelle foto seppiate e feroci...
Ecco: la battaglia di cercare nelle vene aperte di Palermo (dietro il carnevale della mafia, dietro il rumore dei mortiammazzati) un filo d'ombra, una smorfia di donna, il pensiero trattenuto di certi bambini già soldati, già vecchi, già attori consumati."

Auguro un buon inizio settimana a tutti! A presto...

martedì 23 settembre 2008

domenica 21 settembre 2008

Il dolce e l'amaro


Sabato sera trascorso a casa vedendo il film "Il dolce e l'amaro" di Andrea Porporati...Davvero niente male, con un Luigi Lo Cascio, stranamente nelle vesti del cattivo, che si riconferma un attore fantastico.
"Nella vita c'è il dolce e c'è l'amaro"....

Queste le ultime significative parole che il piccolo aspirante mafioso Saro sentirà dire da suo padre prima di morire.
Un bel film che rinnova la condanna del fenomeno mafioso mai troppo ripetuta...

Intanto muoio dalla voglia di andare a Ferrara per il
weekend organizzato dall'Internazionale...Al festival parteciperanno giornalisti e scrittori provenienti da tutto il mondo nonchè, in videoconferenza, il linguista di fama mondiale, esponente della sinistra radicale nordamericana, Noam Chomsky!
Naturalmente coglierei l'occasione per visitare la bella città della quale mi hanno tanto parlato.
Non so se tra esami ed altro riuscirò ad andarci quest'anno...Spero almeno che qualcuno di voi più fortunato che si trovi nelle vicinanze lo farà.

Augurandovi una buona domenica vi lascio all'ultimo articolo di Noam Chomsky pubblicato dall'Internazionale.

Tutti ipocriti sul Caucaso

Bush ha detto ai russi che bisogna rispettare la sovranità di tutte le nazioni: è paradossale

Internazionale 762, 18 settembre 2008

George W. Bush, Condoleezza Rice e altri alti funzionari statu­nitensi hanno solennemente invocato la santità delle Nazioni Unite durante la crisi della Georgia. Hanno invitato la Russia a non prendere iniziative incompatibili con i princìpi dell'Onu.

Hanno detto che bisogna rispettare la sovranità e l'integrità di tutte le nazioni. Tutte, tranne quelle che gli Stati Uniti decidono di aggredire: l'Iraq, la Serbia, un giorno forse l'Iran. Nei giorni della crisi l'Unione europea ha convocato un vertice di emergenza per condannare Mosca.

Era la prima riunione del genere dall'invasione dell'Iraq: all'epoca, però, non c'era stata nessuna condanna. La Russia ha chiesto di convocare una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ma la proposta non è stata accolta, perché secondo Stati Uniti, Gran Bretagna e altri conteneva una frase inaccettabile: quella in cui si chiedeva alle due parti di "rinunciare all'uso della forza".

Sui fatti non c'è nessuna seria contestazione. A suo tempo, Stalin assegnò l'Ossezia del Sud e l'Abkhazia alla Georgia. Le due province sono state relativamente autonome fino al crollo dell'Unione Sovietica.

Nel 1990 il presidente georgiano, l'ultranazionalista Zviad Gamsakhurdia, ha abolito le regioni autonome e ha invaso l'Ossezia del Sud, scatenando un conflitto che ha causato mille morti e decine di migliaia di profughi. Sotto la supervisione di una modesta forza russa, è stata proclamata una tregua, che è durata fino al 7 agosto 2008, quando il presidente georgiano Mikheil Saakashvili ha ordinato alle sue truppe di invadere l'Ossezia del Sud.

Secondo "un gran numero di testimoni", si legge sul New York Times, le unità georgiane hanno subito "cominciato a martellare con l'artiglieria i quartieri della città di Tskhinvali e una base di peacekeeper russi". Dopo la prevedibile reazione russa, le forze georgiane sono state cacciate dall'Ossezia del Sud e le truppe di Mosca hanno occupato parti della Georgia. Ci sono state molte vittime e sono state commesse atrocità.

Sullo sfondo della crisi del Caucaso ci sono due questioni decisive. Una riguarda il controllo dei gasdotti e degli oleodotti che collegano l'Azerbaigian con l'occidente. È stato Bill Clinton a scegliere la Georgia per aggirare la Russia e l'Iran. Per questo, sottolinea il politologo Zbigniew Brzezinski, la Georgia "è un paese di grande importanza strategica per gli Stati Uniti".

La seconda questione è l'allargamento della Nato verso est. Con il crollo dell'Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov ha fatto una concessione che, alla luce della storia recente e delle realtà strategiche di oggi, può sembrare sorprendente: ha accettato che la Germania riunificata entrasse a far parte di un'alleanza militare ostile.

Ma, come ricorda Jack Matlock, ambasciatore statunitense in Russia dal 1987 al 1991, Gorbaciov ha preso quella decisione solo dopo aver ricevuto una precisa assicurazione: la Nato non si sarebbe estesa verso est, "neanche di un centimetro", per citare le parole dell'ex segretario di stato James Baker.

Bill Clinton, invece, si è rimangiato quell'impegno e ha liquidato gli sforzi di Gorbaciov per mettere fine alla guerra fredda promuovendo la cooperazione tra i partner. Poi è arrivato Bush, che con la sua aggressività ha rafforzato la strategia di Clinton.

Come scrive sempre Matlock, la Russia avrebbe anche potuto tollerare l'ingresso di alcuni suoi ex satelliti nella Nato, se gli Stati Uniti "non avessero bombardato la Serbia e non avessero continuato le loro mosse espansionistiche. Ma con l'installazione di missili Abm in Polonia e con la campagna per far entrare Georgia e Ucraina nella Nato, Washington ha superato il limite.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo. Putin a quel punto ha capito che ogni concessione fatta agli Stati Uniti, invece di essere contraccambiata, sarebbe stata usata per promuovere l'egemonia americana nel mondo. E così, non appena ha avuto la forza per opporre resistenza, l'ha fatto".

In questo periodo si parla molto di "nuova guerra fredda", ma è un'ipotesi che mi sembra improbabile. In ogni caso, per valutare quest'eventualità, dovremmo prima fare chiarezza sulla vecchia guerra fredda.

Retorica a parte, la guerra fredda è stata un tacito accordo in cui ogni blocco è stato libero di ricorrere alla violenza per imporre il controllo sulla sua sfera d'influenza: la Russia sui suoi vicini dell'est e la superpotenza globale su buona parte del resto del mondo. Non è il caso di infliggere all'umanità una replica della guerra fredda, anche perché questa volta rischierebbe di non sopravvivere.

Un'alternativa sensata sarebbe quella proposta da Gorbaciov ma respinta da Clinton e poi scardinata da Bush.

Su questa linea un ex ministro degli esteri israeliano, lo storico Shlomo Ben Ami, ha fatto di recente alcune osservazioni molto giuste: "Bisogna che la Russia costruisca una partnership strategica con gli Stati Uniti. Dal canto suo Washington deve capire che se Mosca si vedrà esclusa e disprezzata, potrebbe trasformarsi in un guastafeste globale. Invece di alimentare lo scontro con l'occidente, è necessario integrare la Russia, ignorata e umiliata dagli Stati Uniti a partire dalla fine della guerra fredda, in un nuovo ordine globale che ne rispetti gli interessi".

sabato 20 settembre 2008

Premi!!!


Allora...

Ho ricevuto un premio dal caro L ed onoratissima ringrazio.
Motivazione: "E' stata la prima blogger che mi ha aggiunto, ed è stata la prima persona che è capitata qui senza conoscermi...E una volta che si ha un link, poi arriva di tutto."
Spero di essre stata portatrice di buone nuove!!!
A quanto pare il tuo blog è frequentatissimo e ci sono molte persone a leggerti :)
Felice di essere stata la prima...

La mia dolce amica Marya invece mi ha passato il premio "Ti voglio Bene"...
Che caramellosa che è!!! =)
Naturalmente anche io glie ne voglio tantissimo...

Rigiro entrambi i premi ad Aldievel...
E' grazie a lui che ho questo blog e dire che gli voglio bene è poco...
Spero ritorni presto tra noi con un nuovo post!

Mentre sento di dire a voi che mi seguite e che mi allietate ogni dì che
VI VOGLIO BENE!!!

Vi mando un bacio grande e vi auguro un buon fine settimana!

lunedì 15 settembre 2008

Mazèr


Non a caso ho messo una foto del Mazèr di annata 2004 ("mazèr" in valtellinese significa buono, bello e generoso), un ottimo vino DOCG della Valtellina Superiore gustato ieri sera con il mio Michele. L'abbiamo accompagnato con un'insalata di farro ed un misto di formaggi e salumi, concludendo con un delizioso dolce della casa.
Come ciliegina sulla torta il cd in sottofondo di Stefano Bollani...
Un'atmosfera sublime.
Siamo andati nella nostra ormai affezionata vineria invernale che da poco ha riaperto dopo le ferie estive...E' stato bello tornarci e poi mi ha ricoradato le allegre seratine trascorse qualche tempo fa.

Da oggi credo di poter dire che l'Estate è finita (poi, in realtà, con questi sbalzi di temperatura non se ne capisce più niente). Non parlo con tristezza, adoro l'autunno con i suoi colori e quell'aria fresca e frizzantina che mi da sollievo e soprattutto tanta energia.

Mi sento carica di buoni propositi, speriamo bene.

Intanto oggi è iniziata un'altra intensa settimana...
Buon lavoro e buono studio a tutti!

sabato 13 settembre 2008

Vincent

mercoledì 10 settembre 2008

Cordepazze


Dedico questo post a degli amici, "le Cordepazze", che con talento e tantissimo impegno stanno costruendo la loro strada...Dopo aver vinto il premio Fabrizio De Andrè 2007 questa sera saranno a Provvidenti (CB) per partecipare al Premio Tenco. Naturalmente ci sarò anch'io!


Augurando loro un in bocca al lupo vi lascio...
Se ne avrete voglia potrete ascoltare qualche loro pezzo qui, meritano davvero!

A presto :)


sabato 6 settembre 2008

Due consigli

Ultimamente ho visto due film che sento di consigliarvi...Diversi tra loro ed entrambi molto belli. Il primo, Time (Shi Gan) del regista Kim Ki-duk, oscilla tra il drammatico spiazzante e l'assurdo.

Il secondo, I vitelloni del grande Federico Fellini. Benchè sia del 1953 resta ancora talmente attuale nelle tematiche...Quello sì che era grande cinema!

Un saluto veloce a tutti, scappo...A presto!!!

giovedì 4 settembre 2008

Weekend memorabile...

Io e Marya

Sulle rotoballe...Manca solo Ivan nella foto, il nostro fotografo personale :P

Vasetto di more made in Bojano

Anche se un pò in ritardo, mi è arrivata qualche foto del bellissimo weekend di ferragosto.

E' venuta a trovarmi la mia cara amica Maria Assunta...

Un pò come Mary Poppins ha il potere di portarsi dietro milioni di cose: ricordi (Non dimenticherò mai quella serata in cui mi accolse disperata in casa sua...Sopportò fino a notte fonda le mie lamentele, una volta tanto ero io che non smettevo di parlare! Passammo la notte bevendo caffè e facendo candele colorate! Mi rasserenò moltissimo), quei suoi sorrisi per me tanto familiari insieme alla sua bella risata coinvolgente, affetto, intesa, chiacchiere chiacchiere e chiacchiere (chi la conosce sa bene che per farla smettere di parlare ci vorrebbe solo una botta in testa!) e quel velo di malinconia che tanto ci appartiene...Pochi mi conoscono come lei!!!

So bene che, per quanto io sia restia a credere nell'amicizia, lei mi accompagnerà per sempre nel corso degli anni...

Il giorno di Ferragosto è stato memorabile...Siamo andati in un favoloso posto di proprietà di Michele dove c'è un casino di caccia reale dell'800 con affianco una stupenda quercia secolare. Dopo aver mangiato e bevuto ci siamo messi a giocare a Frisby tra le risate generali (io e Marya non azzeccavamo un lancio! Sotto il sole avevamo l'agilità di due bradipi). Non contenti, ci siamo dati al salto delle rotoballe di fieno...E qui lascio tutto all'immaginazione...Infine ci siamo ritrovati in due gruppi a fare a gara a chi riusciva a raccogliere più more! Stanchi e con paglia infilata ovunque siamo tortati a casa per una doccia.

Seratina tranquilla con anguria all'aperto...Unico momento di scompiglio quando dall'albero sopra di noi sono iniziati a piovere sui miei capelli dei vermicelli a dir poco raccapriccianti! Volevo morire...Io urlavo, avevo la sensazione di averli ovunque, e gli altri ridevano naturalmente!

Il giorno seguente siamo andate al mercato insieme ad Emanuela...Tra compere quà e là (una stupenda borsa a quadrettini bianca e rossa e mutandine di tutti i tipi...) Maria Assunta non si scollava più dalla bancarella delle muatande!!!

Dopo una giornata rilassante, altra serata io, Michele e Marya a bere qualche birra a Civita, sul "belvedere" di Boiano. Il giorno seguente cenetta a casa mia ( con tanto di mozzarelle di bufala direttamente dal Casertano) e giro "turistico" a Campobasso...

Arrivato il giorno della partenza, abbiamo deciso di fare le more raccolte sciroppate.
I vasetti che abbiamo preparato facevano invidia a quelli confezionati che si vendono nei negozi...Bellissimi! E a quanto pare anche buonissimi :)

Per maggiori informazioni leggere qui.

Non mi resta che dire: "Alla prossima!!!"
...Sperando di dover aspettare troppo a lungo...

domenica 31 agosto 2008

Tristezze della luna


Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.

Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,

accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d'opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole.

Charles Baudelaire

giovedì 28 agosto 2008

Non possiamo dimenticare e far finta di niente!


Tempo fa ho letto sull'Internazionale questi due articoli. Ho pensato di riportarli qui di seguito. Le conclusioni della faccenda a me non vanno proprio giù. Le condanne e le rispettive pene sono ridicole, si è cercato di minimizzare un qualcosa di veramente grave...Tutto questo è vergognoso!Non aggiungo altro...

Buona lettura...


Genoa riots: 15 guilty of G8 brutality will not go to jail
I 15 ufficiali di polizia e medici italiani condannati al carcere per aver brutalmente maltrattato i detenuti in un campo di raccolta dopo le rivolte del 2001 del G8 ieri stavano celebrando la loro libertá, dopo che é diventato chiaro che nessuno di loro sarebbe davvero andato in prigione.Gli imputati in Italia non vanno in prigione per molti reati fino a quando non hanno esaurito tutti gli appelli ai quali hanno diritto, normalmente almeno due. E in questo caso, é venuto fuori, le condanne cosí come le sentenze saranno spazzate via dalla prescrizione l'anno prossimo.Lunedí i giudici di Genova dove si tenne il summit hanno condannato 15 imputati ed assolto altri 30. Quelli giudicati colpevoli, incluso il comandante del campo, Buagio Gugliotta, hanno avuto condanne da 5 mesi a 5 anni di carcere. L'unico effetto reale del verdetto sará quello di concedere alle vittime un compenso.La corte ha ascoltato come i detenuti provenienti da Inghilterra, Italia, Francia, Germania ed altri posti fossero stati insultati, scalciati, picchiati e spruzzati con gas asfissiante nelle loro celle. Alcuni vennero minacciati di stupro. Altri furono costretti ad urlare canti che osannavano il passato dittatore fascista italiano, Benito Mussolini.Gli abusi hanno avuto luogo nel campo di Bolzaneto, a dieci chilometri da Genova, dove furono portate piú di 250 persone.Roberto Castelli, Ministro della Giustizia di Silvio Berlusconi al tempo dei fatti, ha detto che il processo di tre anni ha "smantellato la teoria" che la violenza fosse stata organizzata dall'allora ancora nuovo governo per fermare le rivolte dei protestanti antiglobalizzazione nel summit del G8.Il leader del gruppo parlamentare della destra, Fabrizio Cicchitto, ha detto: "Non ci sono state sistematiche repressioni né torture, ma sbagli commessi da alcuni membri delle forze dell'ordine".Ma Paolo Ferrero, ministro comunista nello scorso governo di centro-sinistra, ha trovato il verdetto scandaloso. Ha dichiarato che é parte di una tradizione tutta italiana "di non voler fare chiarezza su eventi veramente accaduti".

John Hooper in Rome (The Guardian, wednesday July 16 2008)


The bloody battle of Genoa

When 200,000 anti globalization-protesters converged on the italian city hosting the G8 summit in 2001, all but a handful came to demonstrate peacefully. Instead,
many were beaten to a pulp by seemingly out-of-control riot police. But was there something more sinister at play? And will the victims ever see proper justice?

It was just before midnight when the first police officer hit Mark Covell, swiping his truncheon down on his left shoulder. Covell did his best to yell out in Italian that he was a journalist but, within seconds, he was surrounded by riot-squad officers thrashing him with their sticks. For a while, he managed to stay on his feet but then a baton blow to the knee sent him crashing to the pavement.

Lying on his face in the dark, bruised and scared, he was aware of police all around him, massing to attack the Diaz Pertini school building where 93 young demonstrators were bedding down on the floor for the night. Covell's best hope was that they would break through the chain around the front gates without paying him any more attention. If that happened, he could get up and limp across the street to the safety of the Indymedia centre, where he had spent the past three days filing reports on the G8 summit and on its violent policing.

It was at that moment that a police officer sauntered over to him and kicked him in the chest with such force that the entire lefthand side of his rib cage caved in, breaking half-a-dozen ribs whose splintered ends then shredded the membrane of his left lung. Covell, who is 5ft 8in and weighs less than eight stone, was lifted off the pavement and sent flying into the street. He heard the policeman laugh. The thought formed in Covell's mind: "I'm not going to make it."

The riot squad were still struggling with the gate, so a group of officers occupied the time by strolling over to use Covell as a football. This bout of kicking broke his left hand and damaged his spine. From somewhere behind him, Covell heard an officer shout that this was enough - "Basta! Basta!" - and he felt his body being dragged back on to the pavement.

Now, an armoured police van broke through the school gates and 150 police officers, most wearing crash helmets and carrying truncheons and shields, poured into the defenceless building. Two officers stopped to deal with Covell: one cracked him round the head with his baton; the other kicked him several times in the mouth, knocking out a dozen teeth. Covell passed out.

There are several good reasons why we should not forget what happened to Covell, then aged 33, that night in Genoa. The first is that he was only the beginning. By midnight on July 21 2001, those police officers were swarming through all four floors of the Diaz Pertini building, dispensing their special kind of discipline to its occupants, reducing the makeshift dormitories to what one officer later described as "a Mexican butcher's shop". They and their colleagues then illegally incarcerated their victims in a detention centre, which became a place of dark terror.

The second is that, seven years later, Covell and his fellow victims are still waiting for justice. On Monday, 15 police, prison guards and prison medics finally were convicted for their part in the violence - although it emerged yesterday that none of them would actually serve prison terms. In Italy, defendants don't go to jail until they have exhausted the appeals process; and in this case, the convictions and sentences will be wiped out by a statute of limitations next year. Meanwhile, the politicians who were responsible for the police, prison guards and prison medics have never had to explain themselves. Fundamental questions about why this happened remain unanswered - and they hint at the third and most important reason for remembering Genoa. This is not simply the story of law officers running riot, but of something uglier and more worrying beneath the surface.

The fact that this story can be told at all is testament to seven years of hard work, led by a dedicated and courageous public prosecutor, Emilio Zucca. Helped by Covell as well as his own staff, Zucca has gathered hundreds of witness statements and analysed 5,000 hours of video as well as thousands of photographs. Pieced together, they tell an irrefutable tale, which began to unfold as Covell lay bleeding on the ground.

The police poured into the Diaz Pertini school. Some of them were shouting "Black Bloc! We're going to kill you," but if they genuinely believed they were confronting the notorious Black Bloc of anarchists who had caused violent mayhem in parts of the city during demonstrations earlier in the day, they were mistaken. The school had been provided by the Genoa city council as a base for demonstrators who had nothing to do with the anarchists: they had even posted guards to make sure that none of them came in.

One of the first to see the riot squad bursting in was Michael Gieser, a 35-year-old Belgian economist, who subsequently described how he had just changed into his pyjamas and was queuing for the bathroom with his toothbrush in his hand when the raid began. Gieser believes in the power of dialogue and, at first, he walked towards them saying, "We need to talk." He saw the padded jackets, the riot clubs, the helmets and the bandanas concealing the policemen's faces, changed his mind and ran up the stairs to escape.

Others were slower. They were still in their sleeping bags. A group of 10 Spanish friends in the middle of the hall woke up to find themselves being battered with truncheons. They raised their hands in surrender. More officers piled in to beat their heads, cutting and bruising and breaking limbs, including the arm of a 65-year-old woman. At the side of the room, several young people were sitting at computers, sending emails home. One of them was Melanie Jonasch, a 28-year-old archaeology student from Berlin, who had volunteered to help out in the building and had not even been on a demonstration.

She still cannot remember what happened. But numerous other witnesses have described how officers set upon her, beating her head so hard with their sticks that she rapidly lost consciousness. When she fell to the ground, officers circled her, beating and kicking her limp body, banging her head against a near-by cupboard, leaving her finally in a pool of blood. Katherina Ottoway, who saw this happen, recalled: "She was trembling all over. Her eyes were open but upturned. I thought she was dying, that she could not survive this."

None of those who stayed on the ground floor escaped injury. As Zucca later put it in his prosecution report: "In the space of a few minutes, all the occupants on the ground floor had been reduced to complete helplessness, the groans of the wounded mingling with the sound of calls for an ambulance." In their fear, some victims lost control of their bowels. Then the officers of the law moved up the stairs. In the first-floor corridor they found a small group, including Gieser, still clutching his toothbrush: "Someone suggested lying down, to show there was no resistance. So I did. The police arrived and began beating us, one by one. I protected my head with my hands. I thought, 'I must survive.' People were shouting, 'Please stop.' I said the same thing ... It made me think of a pork butchery. We were being treated like animals, like pigs."

Officers broke down doors to the rooms leading off the corridors. In one, they found Dan McQuillan and Norman Blair, who had flown in from Stansted to show their support for, as McQuillan put it, "a free and equal society with people living in harmony with each other". The two Englishmen and their friend from New Zealand, Sam Buchanan, had heard the police attack on the ground floor and had tried to hide their bags and themselves under some tables in the corner of the dark room. A dozen officers broke in, caught them in a spotlight and, even as McQuillan stood up with his hands raised saying, "Take it easy, take it easy," they battered them into submission, inflicting numerous cuts and bruises and breaking McQuillan's wrist. Norman Blair recalled: "I could feel the venom and hatred from them."

Gieser was out in the corridor: "The scene around me was covered in blood, everywhere. A policeman shouted 'Basta!'. This word was like a window of hope. I understood it meant 'enough'. And yet they didn't stop. They continued with pleasure. In the end, they did stop, but it was like taking a toy away from a child, against their will."

By now, there were police officers on all four floors of the building, kicking and battering. Several victims describe a sort of system to the violence, with each officer beating each person he came across, then moving on to the next victim while his colleague moved up to continue beating the first. It seemed important that everybody must be hurt. Nicola Doherty, 26, a care worker from London, later described how her partner, Richard Moth, lay across her to protect her: "I could just hear blow after blow on his body. The police were also leaning over Rich so they could hit the parts of my body which were exposed." She tried to cover her head with her arm: they broke her wrist.

In one corridor, they ordered a group of young men and women to kneel, the easier to batter them around the head and shoulders. This was where Daniel Albrecht, a 21-year-old cello student from Berlin, had his head beaten so badly that he needed surgery to stop bleeding in his brain. Around the building, officers flipped their batons around, gripping the far end and using the right-angled handle as a hammer.

And in among this relentless violence, there were moments when the police preferred humiliation: the officer who stood spread-legged in front of a kneeling and injured woman, grabbed his groin and thrust it into her face before turning to do the same to Daniel Albrecht kneeling beside her; the officer who paused amid the beatings and took a knife to cut off hair from his victims, including Nicola Doherty; the constant shouting of insults; the officer who asked a group if they were OK and who reacted to the one who said "No" by handing out an extra beating.

A few escaped, at least for a while. Karl Boro made it up on to the roof but then made the mistake of coming back into the building, where he was treated to heavy bruising to his arms and legs, a fractured skull, and bleeding in his chest cavity. Jaraslaw Engel, from Poland, managed to use builders' scaffolding to get out of the school, but he was caught in the street by some police drivers who smashed him over the head, laid him on the ground and stood over him smoking while his blood ran out across the Tarmac.

Two of the last to be caught were a pair of German students, Lena Zuhlke, 24, and her partner Niels Martensen. They had hidden in a cleaners' cupboard on the top floor. They heard the police approaching, drumming their batons against the walls of the stairs. The cupboard door came open, Martensen was dragged out and beaten by a dozen officers standing in a semicircle around him. Zuhlke ran across the corridor and hid in the loo. Police officers saw her and followed her and dragged her out by her dreadlocks.

In the corridor, they set about her like dogs on a rabbit. She was beaten around the head then kicked from all sides on the floor, where she felt her rib cage collapsing. She was hauled up against the wall where one officer kneed her in the groin while others carried on lashing her with their batons. She slid down the wall and they hit her more on the ground: "They seemed to be enjoying themselves and, when I cried out in pain, it seemed to give them even more pleasure."

Police officers found a fire extinguisher and squirted its foam into Martensen's wounds. His partner was dragged by her hair and tossed down the stairs head-first. Eventually, they dragged Zuhlke into the ground-floor hall, where they had gathered dozens of prisoners from all over the building in a mess of blood and excrement. They threw her on top of two other people. They were not moving, and Zuhlke drowsily asked them if they were alive. They did not reply, and she lay there on her back, unable to move her right arm, unable to stop her left arm and her legs twitching, blood seeping out of her head wounds. A group of police officers walked by, and each one lifted the bandana which concealed his identity, leaned down and spat on her face.

Why would law officers behave with such contempt for the law? The simple answer may be the one which was soon being chanted outside the school building by sympathetic demonstrators who chose a word which they knew the police would understand: "Bastardi! Bastardi!" But something else was happening here - something that emerged more clearly over the next few days.

Covell and dozens of other victims of the raid were taken to the San Martino hospital, where police officers walked up and down the corridors, slapping their clubs into the palms of their hands, ordering the injured not to move around or look out of the window, keeping handcuffs on many of them and then, often with injuries still untended, shipping them across the city to join scores of others, from the Diaz school and from the street demonstrations, detained at the detention centre in the city's Bolzaneto district.

The signs of something uglier here were apparent first in superficial ways. Some officers had traditional fascist songs as ringtones on their mobile phones and talked enthusiastically about Mussolini and Pinochet. Repeatedly, they ordered prisoners to say "Viva il duce." Sometimes, they used threats to force them to sing fascist songs: "Un, due, tre. Viva Pinochet!"

The 222 people who were held at Bolzaneto were treated to a regime later described by public prosecutors as torture. On arrival, they were marked with felt-tip crosses on each cheek, and many were forced to walk between two parallel lines of officers who kicked and beat them. Most were herded into large cells, holding up to 30 people. Here, they were forced to stand for long periods, facing the wall with their hands up high and their legs spread. Those who failed to hold the position were shouted at, slapped and beaten. Mohammed Tabach has an artificial leg and, unable to hold the stress position, collapsed and was rewarded with two bursts of pepper spray in his face and, later, a particularly savage beating. Norman Blair later recalled standing like this and a guard asking him "Who is your government?" "The person before me had answered 'Polizei', so I said the same. I was afraid of being beaten."

Stefan Bauer dared to answer back: when a German-speaking guard asked where he was from, he said he was from the European Union and he had the right to go where he wanted. He was hauled out, beaten, given a face full of pepper spray, stripped naked and put under a cold shower. His clothes were taken away and he was returned to the freezing cell wearing only a flimsy hospital gown.

Shivering on the cold marble floors of the cells, the detainees were given few or no blankets, kept awake by guards, given little or no food and denied their statutory right to make phone calls and see a lawyer. They could hear crying and screaming from other cells.

Men and women with dreadlocks had their hair roughly cut off to the scalp. Marco Bistacchia was taken to an office, stripped naked, made to get down on all fours and told to bark like a dog and to shout "Viva la polizia Italiana!" He was sobbing too much to obey. An unnamed officer told the Italian newspaper La Repubblica that he had seen brother officers urinating on prisoners and beating them for refusing to sing Faccetta Nera, a Mussolini-era fascist song.

Ester Percivati, a young Turkish woman, recalled guards calling her a whore as she was marched to the toilet, where a woman officer forced her head down into the bowl and a male jeered "Nice arse! Would you like a truncheon up it?" Several women reported threats of rape, anal and vaginal.

Even the infirmary was dangerous. Richard Moth, covered in cuts and bruises after lying on top of his partner, was given stitches in his head and legs without anaesthetic - "an extremely painful and disturbing experience. I had to be held down." Prison medical staff were among those convicted of abuse on Monday.

All agree that this was not an attempt to get the detainees to talk, simply an exercise in creating fear. And it worked. In statements, prisoners later described their feeling of helplessness, of being cut off from the rest of the world in a place where there was no law and no rules. Indeed, the police forced their captives to sign statements, waiving all their legal rights. One man, David Larroquelle, testified that he refused and had three of his ribs broken. Percivati also refused and her face was slammed into the office wall, breaking her glasses and making her nose bleed.

The outside world was treated to some severely distorted accounts of all this. Lying in San Martino hospital the day after his beating, Covell came round to find his shoulder being shaken by a woman who, he understood, was from the British embassy. It was only when the man with her started taking photographs that he realised she was a reporter, from the Daily Mail. Its front page the next day ran an entirely false report describing him as having helped mastermind the riots. (Four long years later, the Mail eventually apologised and paid Covell damages for invasion of privacy.)

While his citizens were being beaten and tormented in illegal detention, spokesmen for the then prime minister, Tony Blair, declared: "The Italian police had a difficult job to do. The prime minister believes that they did that job."

The Italian police themselves fed the media with a rich diet of falsehood. Even as the bloody bodies were being carried out of the Diaz Pertini building on stretchers, police were telling reporters that the ambulances lined up in the street were nothing to do with the raid, and/or that the very obviously fresh injuries were old, and that the building had been full of violent extremists who had attacked officers.

The next day, senior officers held a press conference at which they announced that everybody in the building would be charged with aggressive resistance to arrest and conspiracy to cause destruction. In the event, the Italian courts dismissed every single attempted charge against every single person. That included Covell. Police attempts to charge him with a string of very serious offences were described by the public prosecutor, Enrico Zucca, as "grotesque".

At the same press conference, police displayed an array of what they described as weaponry. This included crowbars, hammers and nails which they themselves had taken from a builder's store next to the school; aluminium rucksack frames, which they presented as offensive weapons; 17 cameras; 13 pairs of swimming goggles; 10 pen-knives; and a bottle of sun-tan lotion. They also displayed two Molotov cocktails which, Zucca later concluded, had been found by police earlier in the day in another part of the city and planted in the Diaz Pertini building as the raid ended.

This public dishonesty was part of a wider effort to cover up what had happened. On the night of the raid, a force of 59 police entered the building opposite the Diaz Pertini, where Covell and others had been running their Indymedia centre and where, crucially, a group of lawyers had been based, gathering evidence about police attacks on the earlier demonstrations. Officers went into the lawyers' room, threatened the occupants, smashed their computers and seized hard drives. They also removed anything containing photographs or video tape.

With the courts refusing to charge the detainees, the police secured an order to deport all of them from the country, banning them from returning for five years. Thus, the witnesses were removed from the scene. Like the attempted charges, all the deportation orders were subsequently dismissed as illegal by the courts.

Zucca then fought his way through years of denial and obfuscation. In his formal report, he recorded that all the senior officers involved were denying playing any part: "Not a single official has confessed to holding a substantial command role in any aspects of the operation." One senior officer who was videoed at the scene explained that he was off duty and had just turned up to make sure his men were not being injured. Police statements were themselves changeable and contradictory, and were overwhelmingly contradicted by the evidence of victims and numerous videos: "Not a single one of the 150 officers reportedly present has provided precise information regarding an individual episode."

Without Zucca, without the robust stance of the Italian courts, without Covell's intensive work assembling video records of the Diaz raid, the police might well have evaded responsibility and secured false charges and prison sentences against scores of their victims. Apart from the Bolzaneto trial which finished on Monday, 28 other officers, some very senior, are on trial for their part in the Diaz raid. And yet, justice has been compromised.

No Italian politician has been brought to book, in spite of the strong suggestion that the police acted as though somebody had promised them impunity. One minister visited Bolzaneto while the detainees were being mistreated and apparently saw nothing or, at least, saw nothing he thought he should stop. Another, Gianfranco Fini, former national secretary of the neo-fascist MSI party and the then deputy prime minister, was - according to media reports at the time - in police headquarters. He has never been required to explain what orders he gave.

Most of the several hundred law officers involved in Diaz and Bolzaneto have escaped without any discipline or criminal charge. None has been suspended; some have been promoted. None of the officers who were tried over Bolzaneto has been charged with torture - Italian law does not recognise the offence. Some senior officers who were originally going to be charged over the Diaz raid escaped trial because Zucca was simply unable to prove that a chain of command existed. Even now, the trial of the 28 officers who have been charged is in jeopardy because the prime minister, Silvio Berlusconi, is pushing through legislation to delay all trials dealing with events that occurred before June 2002. Nobody has been charged with the violence inflicted on Covell. And as one of the victims' lawyers, Massimo Pastore, put it: "Nobody wants to listen to what this story has to say."

That is about fascism. There are plenty of rumours that the police and carabinieri and prison staff belonged to fascist groups, but no evidence to support that. Pastore argues that that misses the bigger point: "It is not just a matter of a few drunken fascists. This is mass behaviour by the police. No one said 'No.' This is a culture of fascism." At its heart, this involved what Zucca described in his report as "a situation in which every rule of law appears to have been suspended."

Fifty-two days after the attack on the Diaz school, 19 men used planes full of passengers as flying bombs and shifted the bedrock of assumptions on which western democracies had based their business. Since then, politicians who would never describe themselves as fascists have allowed the mass tapping of telephones and monitoring of emails, detention without trial, systematic torture, the calibrated drowning of detainees, unlimited house arrest and the targeted killing of suspects, while the procedure of extradition has been replaced by "extraordinary rendition". This isn't fascism with jack-booted dictators with foam on their lips. It's the pragmatism of nicely turned-out politicians. But the result looks very similar. Genoa tells us that when the state feels threatened, the rule of law can be suspended. Anywhere.

Nick davies (The Guardian, thursday July 17 2008)