sabato 27 febbraio 2010

Sun in your head

Salve a tutti! Prima di partire non ho avuto modo di salutarvi ma sono sempre qui... Ora mi trovo a Siena dovo mi tratterrò ancora per qualche giorno e la settimana scorsa sono stata a Pisa per la prima volta.
Sto recuperando libri e materiale per il mio ultimissimo esame e per la tesi, presto sarò di ritorno a casa...

Vi lascio con questo film in 16 mm di Wolf Vostell:
l'artista inserisce il primo televisore presente in un'opera d'arte: dietro un taglio orizzontale, una televisione trasmette un cattivo segnale dal canale UHF; da allora, schermi televisivi sintonizzati su programmi locali, iniziano ad essere collocati da Vostell nelle "ferite" di quadri e di blocchi materici per trasmettere senza sosta il flusso quotidiano delle informazioni. In un'epoca in cui quasi nessuno ipotizzava l'uso critico di uno strumento come la televisione (un uso diverso e politico del mezzo, fino ad allora adoperato negli Stati Uniti essenzialmente come mezzo di documentazione di performance e body-art, inizia ad essere proposto nel 1970-71 con la rivista "Radical Software" di Ira Schneider e con la pubblicazione di Guerrilla Television di Michael Shamberg), Wolf Vostell critica e classifica come pericoloso ciò che era ritenuto comunemente simbolo del benessere e dell'avanzamento sociale. [...]Il primo video realizzato da Vostell (Sun in your head) allude, già nel '63, con il contrasto tra l'oggetto-televisore statico e il flusso delle sequenze di immagini in dé-coll/age, al bombardamento incessante delle informazioni attraverso i media. (Wikiartpedia)





P.S. per la festa del gatto Lillo è online!

domenica 14 febbraio 2010

Nel regno del kitsch...


Nel regno del kitsch impera la dittatura del cuore.
I sentimenti suscitati dal kitsch devono essere, ovviamente, tali da poter essere condivisi da una grande quantità di persone.
Per questo il kitsch non può dipendere da una situazione insolita, ma è collegato alle immagini fondamentali che le persone hanno inculcate nelle memoria:
la figlia ingrata, il padre abbandonato, i bambini che corrono sul prato, la patria tradita, il ricordo del primo amore.
Il kitsch fa spuntare, una dietro l'altra, due lacrime di commozione.
La prima lacrima dice:
come sono belli i bambini che corrono sul prato!
La seconda lacrima dice:
com'è bello essere commossi insieme a tutta l'umanità alla vista dei bambini che corrono sul prato.

[...] Il vero antagonista del kitsch totalitario è l'uomo che pone delle domande. Una domanda è come un coltello che squarcia la tela di un fondale dipinto per permetterci di dare un'occhiata a ciò che si nasconde dietro.

(Milan Kundera)

sabato 6 febbraio 2010

Kaurismäki!




Riconoscete queste scene?

Sono tratte da tre film del regista finlandese Aki Kaurismäki.
Approfittando di queste gelide serate invernali, li ho visti al calduccio, nello studio di casa, sorseggiando qualche tazza di tisana avvolta nel mio plaid.
Tra una pausa e l'altra ho anche ripreso a dipingere ma sono poco costante, spero almeno che questa volta riuscirò a portare a termine il quadro che ho iniziato da mesi...
La voglia di uscire è poca ed il lavoro è tanto.

Tornando ai film, la prima immagine ritrae Koistinen, la povera guardia giurata protagonista di Le luci della sera (2006), film che tratta le tematiche della disoccupazione e della solitudine. E' il terzo di una trilogia dedicata da Kaurismäki al suo paese natale, il primo è Nuvole in viaggio (1996), sempre sullo stesso tema, che narra delle sventure della capocameriera Ilona (ritratta, durante il lavoro, nell'immagine centrale) e di suo marito Lauri, autista di un tram. Il secondo film della trilogia, che ancora non ho visto, è L'uomo senza passato (2002) che si occupa invece dell'indigenza dei senzatetto...
Tutte pellicole ambientate negli strati sociali meno fortunati le sue.
La terza immagine è tratta da Vita da bohème (1992), film romantico, poetico, tragico e comico allo stesso tempo. Una miscela semplice e solenne, forse la migliore.
Quella del regista finlandese è una realtà ricca di sfumature ed ombre, magica, affascinante, stupefacente nella sua naturalità e soprattutto vera.
Il tutto è corredato da una stupenda fotografia e da meravigliose colonne sonore che riescono a far parlare i lunghi e significativi silenzi tipici di Kaurismäki.