lunedì 28 settembre 2009

Preparativi bizzarri



C'è qualcuno che ha deciso di saltare in valigia e venire via con me...

mercoledì 23 settembre 2009

Chisciotte e gli invincibili



Colgo l'occasione per condividere anche con voi un'altra mia piccola soddisfazione...
Questa sera ho festeggiato tra amici l'ultimo esame di spagnolo!
Tra non molto andrò a Ferrara per il festival dell'Internazionale e presto inizierò uno stage presso l'agenzia Einaudi di Siena...
Vi terrò comunque aggiornati, promesso :)

Vista l'ora, vi auguro una dolce ed anche un pò malinconica notte con Erri De Luca:

È bella di notte la città.
C’è pericolo ma pure libertà.
Ci girano quelli senza sonno, gli artisti, gli assassini, i giocatori, stanno aperte le osterie, le friggitorie, i caffé.
Ci si saluta, ci si conosce, tra quelli che campano di notte.
Le persone si perdonano i vizi.
La luce del giorno accusa, lo scuro della notte dà l’assoluzione.
Escono i trasformati, uomini vestiti da donna, perché così gli dice la natura e nessuno li scoccia. Nessuno chiede conto di notte.
Escono gli storpi, i ciechi, gli zoppi, che di giorno vengono respinti.
È una tasca rivoltata, la notte nella città.
Escono pure i cani, quelli senza casa. Aspettano la notte per cercare gli avanzi, quanti cani riescono a campare senza nessuno.
Di notte la città è un paese civile.

(tratto da “Il giorno prima della felicità”)

martedì 15 settembre 2009

...E lo show continua...


"Nel Gennaio 1968 un terremoto distrusse alcuni villaggi della povera e travagliata valle del Belice, nella Sicilia nordoccindentale. Oltre 500 persone morirono e 70 mila rimasero senza tetto. Giuseppe Saragat, allora presidente della Repubblica, promise immediatamente che il governo avrebbe fatto tutto il possibile per aiutare la gente privata della casa dal terremoto. Il Parlamento stanziò fondi rilevanti per la ricostruzione del Belice. Nove anni dopo, 60 mila persone della valle vivevano ancora nelle baracche prefabbricate erette subito dopo il terremoto. Erano state costruite grandiose e surreali strutture: strade che non portavano in alcun posto, cavalcavia usati solo da greggi di pecore, passaggi pedonali per pedoni inesistenti; ma nel frattempo non una delle nuove case promesse agli abitanti dei villaggi era stata consegnata. Gli ingenti fondi stanziati dal governo non vennero spesi, o furono malamente sprecati, o finirono di nascosto nelle tasche di qualche privato.
Nel dicembre 1975, don Antonio Riboldi, parroco di Santa Ninfa nel Belice, organizzò l'invio di 700 lettere da parte dei bambini delle scuole elementari del Belice a senatori e deputati del Parlamento. Vale la pena di riprodurne una, inviata da Giovanna Bellafiore a Giulio Andreotti, seguita dalla risposta dell'onorevole. Questa corrispondenza, a conclusione del capitolo, viene citata non a titolo di accusa personale nei confronti di Andreotti, ma come esempio dell'inerzia e dell'incapacità dello Stato. [...]

Santa ninfa, 16 febbraio 1976

Caro on. Andreotti Giulio,
io sono Giovanna Bellafiore, la bambina che le ha scritto per Natale, ma lei non mi ha risposto, questa è una cosa ingiusta. Io vivo in una baracca di 24m quadrati ed è solo una stanza. Ci piove sul letto, sull'armadio e sui piatti messi ad asciugare. Forse non mi ha risposto perchè il problema è scottante. La prego di interessarsi di noi, cosa che finora non ha fatto nessun onorevole. La luce nelle baracche manca spesso e così anche l'acqua. Voi onorevoli abitate in una casa comoda con riscaldamento e non potete capire la vita che conduciamo noi baraccati, dove manca lo spazio per ogni ogni cosa per studiare, per giocare e anche per le sedie per sedersi a tavola. Lei lo sa che io per mangiare a tavola mi siedo sul letto di papà e mamma? Infatti il tavolo è quasi attaccato al letto. Se lei non crede alla mia lettera La invito per una settimana a casa mia a pranzo e a dormire.
Perchè non si interessa nessuno per noi terremotati? La prego di non buttare via questa mia lettera perchè aspetto finalmente una sua risposta e la prego di discuterne in Parlamento con gli altri onorevoli.
La saluto

Giovanna Bellafiore


Roma, 26 febbraio 1976

Cara bambina,
ho ricevuto la tua letterina del 16 febbraio, mentre non ho mai avuto quella che mi dici avermi scritto per Natale. La vicenda del Belice è purtroppo una dolorosa e non facilmente spiegabile procedura amministrativa. I fondi per la ricostruzione furono stanziati prontamente. Tre anni più tardi venne una delegazione a Roma ed aprendemmo che vi erano difficoltà di piani regolatori e di altri aspetti urbanistici. Nel 1972 quando ero presidente del consiglio radunai i sindaci del Belice e feci adottare tutte le misure che chiedevano.
So che in questi giorni un gruppo di studenti di S.Ninfa è stato a Roma ed ha potuto spiegare alle massime autorità la situazione. Mi auguro che si arrivi alla soluzione. Ma forse è bene che tu chieda al Sindaco di scrivermi se c'è qualcosa che io, come ministro o come deputato, possa fare in proposito. Condivido la tua pena per il disagio di una sistemazione che avrebbe dovuto essere provvisoria.
Con i miei saluti ti invio una bambola. I miei figli sono ormai grandi e comprare un giocattolo per te mi fa tornare indietro con gli anni.

Aff.mo Giulio Andreotti".

Tratto da P. GINSBORG, Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi, Torino, Einaudi, 2006, p.466-468.

giovedì 10 settembre 2009

Alla ricerca di uno spazio di dignità



Salve a tutti! Qualche giorno fa ho avuto modo di vedere il documentario di Andrea Segre e Dagmawi Yimer ed ho immediatamente pensato a voi; in giro si respira sempre più un'aria intrisa di razzismo e xenofobia e questo (la rete, i blog) è veramente l'unico spazio, o quasi, dove si riesca a ritrovare buon senso, attenzione e soprattutto sensibilità nei confronti di certe tematiche...

Questo è il sito dove potete trovare maggiori informazioni su Come un uomo sulla terra, intanto riporto qui di seguito la significativa lettera scritta da Andrea Segre per la premiazione a Salina e quella di Dagmawi Yimer per tutti coloro che hanno dato il loro contributo alla realizzazione del film:

E’ la ricerca di uno spazio di dignità che mi ha mosso a fare questo film.
Ma non per i migranti.
Per me. Per me come cittadino italiano, come cittadino, come uomo.
Ho vissuto e sto vivendo gli anni della mia maturità in un mondo, e ancor più in un Paese che di fronte alle sue contraddizioni ha scelto la via della distrazione.
Invece di affrontare i nodi delle ingiustizie che provocano squilibri e repressioni, i gruppi di potere gestiscono le luci dello spettacolo per coprire violenze e responsabilità.
Per questo ero alla ricerca di uno schiaffo, di un pugno diretto. Avevo bisogno di prendermi un cazzotto in faccia, per trovare l’evidenza inevitabile di una violenza.
La mia speranza era che da quello schiaffo potesse nascere una reazione di dignità.
Non credo esista nessuna persona che, in buona fede, possa anche solo sospettare la falsità dei protagonisti di COME UN UOMO SULLA TERRA.
A mio avviso non è in alcun modo dubitabile la verità dei loro volti.
Volti vivi, intelligenti, attenti: volti in primo piano che possono finalmente esistere nella loro individualità, nella loro dignità umana.
Quella stessa dignità umana che costituisce la prima vittima del meccanismo micidiale che oggi domina il mondo.
Allora, però, se quello che le donne e gli uomini etiopi raccontano è vero, non può esistere nemmeno qualcuno in grado di sostenere l’innocenza storica e umana del nostro Paese.
Tutti hanno visto lo spettacolo della stretta di mano tra il Cavaliere e il Colonnello e tutti ricordano la frase scolpita a suggello di quell’incontro: “Più petrolio, meno clandestini”
Ora basterebbe unire quello spettacolo al racconto reale dei volti di COME UN UOMO SULLA TERRA..Se agli italiani oggi venisse davvero, e sottolineo davvero, concesso di poter unire questi due elementi, credo che qualcosa inizierebbe a incrinarsi nella grande distrazione di cui tutti, tranne piccoli gruppi di potere, siamo vittime.Una distrazione che in fondo altro non è che la più assoluta delle distrazioni possibili, quella dalla dignità dell’ essere uomini.

(Andrea Segre)

Vi dico una cosa solo che sono talmente sodisfatto,fiero,fiero personalmente e mi sento un grande sollievo per quanto riguarda il contribuito che ho fatto per quei miei amici che stanno in guai ancora. Sono anche libero (innocente storicamente). Non so se mi avete capito bene. Mi disturbava dentro di me una voce che mi accusa colpevole (guilty) e adesso con tutto il vostro lavoro ,la vostra volontà e dedicazione non c'è più quella voce sono anche libero e innocente come un uomo sulla terra. Per me questa è la giustizia: dare voce a quelli che non hanno il potere. un abbraccio forte a tutti dormo... dormo... e certo che mi sveglio di nuovo

(Dagmawi Yimer)


Ho idea che mi rivedrete più spesso da queste parti prossimamente...Si riavvicina la mia stagione preferita, l'autunno, con i suoi caldi colori e quella fresca brezza che mi mette tanto di buon umore.
Speriamo ci porti delle buone nuove!

Vi lascio con le note di Ebano, un altro fantastico pezzo dei Modena City Ramblers. A presto!