Per la "Festa dei lavoratori", vi riporto una lettera che ho letto stamane, pubblicata nella sezione Lettere (e Filosofia) de il manifesto:
I MAGGIO: E’ ancora possibile celebrare il lavoro?
Il fine ultimo di questa lettera vuole rappresentare l’estrema e disperata urgenza di svolta che sembra non appartenere ad un popolo ormai annichilito e dimentico della propria responsabilità civile. Un’importante tradizione filosofica, alla quale mi sento legato indissolubilmente, considerava l’uomo nel suo concepimento dopo l’esistenza: “L’uomo è ciò che fa “ scriveva Jean-Paul Sartre. L’esistenza precede l’essenza, l’individuo è innanzi tutto e ha coscienza di progettarsi verso l’avvenire. Ma questa coscienza che dovrebbe significare: “emancipazione critica “ può ancora pretendere una dignità relativa ad ogni soggetto pensante? Purtroppo, ora più che mai, ritengo che la conseguenza di ogni nostra riflessione consista nel tacito assistere alla disumana oggettivizzazione di ogni volontà dissidente, oggettivizzazione che mostra inevitabilmente l’elaborazione di materiali già filtrati attraverso la matrice sociale sussistente. Ciò a sua volta implica una certa reificazione. Risulta, quindi, evidente che il singolo non solo viene colpito nella propria indipendenza ed autonomia di scelta, ma si ritrova condannato a estreme limitazioni nel momento in cui tenta la denuncia o il rifiuto. Giorno per giorno non fa che accentuarsi il criminale autoritarismo del potere vigente a cui è stato concesso l’implosione economica che ha gettato nella disperazione intere famiglie. E’ ancora possibile celebrare il lavoro quando ci viene negato ogni diritto? Le ultime stime ci ricordano che, se prima disoccupati e cassaintegrati gridavano simbolicamente un disagio generalizzato con vari mezzi, ora chi non ha la possibilità di placare una situazione precaria come unica forma di protesta utilizza il suicidio. Agli operai a poco a poco si sono aggiunti i dirigenti delle stesse fabbriche: una scia di sangue su cui hanno chiuso gli occhi cittadini indifferenti e naturalmente lo Stato. Paura, sfiducia e misere salari hanno indebolito ogni espressione dell’opinione pubblica che non riesce a trovare strategie di lotta efficienti e concrete. Di fronte a studenti in aumento tende a diminuire considerevolmente il personale docente che si sa è dannoso perché permette di prendere coscienza sulla propria miseria quotidiana. Stiamo toccando apici sempre più inquietanti e chi può sopravvivere non fa che alienarsi, sempre di più, nella propria dose di meschinità che gli spetta. Siamo passati da anni in cui l’utopia poteva eventualmente dirsi tale, quando si tentava di ribaltare le logiche interne del lavoro che riducevano gli individui a umili servi del capitalismo, a tempi in cui la possibilità di attuare riflessioni di tal genere si sta affievolendo dal momento che il lavoro è divenuto un lusso per pochi. A chi [h]a negato i diritti naturali facendoli diventare irraggiungibili privilegi e a chi si scalda in pubblico con parole suadenti smaltendo in privato la vergogna del sacrificio della povera gente che non ha saputo proteggere auguro un buon I maggio.
Lettera di Paolo Andreoni, Forlì.
7 commenti:
Senza saperlo mi sa che ho fatto un posto molto simile a quest'articolo...
Buon I° maggio e buon week end amica mia ;-)
Un Primo Maggio non molto felice, data la situazione, un tempo questa festività era l'occasione per rivendicare i propri diritti e per acquistare coscienza, oggi è solo un giorno in cui si può fare la gita fuori porta. E fare shopping nei negozi che restano aperti.
Comunque buona Festa dei Lavoratori.
ciao bellaaa!! avevo perso il tuo link, mannaggia! spero ti vada tutto benone. come avrai notato ho "abbandonato" l'altro blog per dedicarmi ad uno nuovo. sperando che non faccia la fine del precedente, causa impegni! :p
ieri ho partecipato ad una manifestazione svoltasi qui a Palermo. trovi maggiori informazioni sul post.
un bacione!!! suerte! :)
Ciao cara, spero che tu abbia passato un buon primo maggio. :*
Comunque in un momento storico simile, pur non dimenticando i problemi che abbiamo in Italia, è il caso di vedere il bicchiere mezzo pieno =)
Viviamo in una nazione incasinata, ma in tempo di pace, e (almeno per ora corna facendo) non siamo messi come la Grecia.
Un abbraccio a tutti e incrociamo le dita, sono sicura che i tempi miglioreranno, anche perchè tra poco il testimone passerà a noi, e quello che succederà dopo sarà merito o colpa soltanto nostra
*°*°*Bacini*°*°*
Come sai, la crisi economica a volte, può divenatere crisi di democrazia (infatto è quello che stiamo vivendo). Però, con idee gatto-comuniste, si può bloccare questa deriva. Io sono sempre ottimista in questo. Avanti tutta!
Quanta verità in quel passo dove si afferma che oggi già lavorare é dura al punto tale che tutta la voglia di lotta che esisteva prima si é affievolita. Oggi purtroppo tutti o quasi guardano al loro "orticello" senza unirsi agli altri ed interessarsi degli altri. E questo é il risultato.
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