martedì 29 gennaio 2008
Sclerando...
lunedì 28 gennaio 2008
Omaggio a Keith Haring
domenica 27 gennaio 2008
sabato 26 gennaio 2008
venerdì 25 gennaio 2008
Non è di Neruda quella poesia...
"Non è di Neruda quella poesia e lui non avrebbe gradito la citazione"
di FULVIO TOTARO
ROMA - Non è di Pablo Neruda la poesia che Clemente Mastella ha letto ieri al Senato. Stefano Passigli, presidente della Passigli editori, che pubblica in Italia le opere del Nobel cileno, ha dovuto fare un comunicato. "Chi conosce la sua poesia - spiega Passigli - si accorge all'istante che quei versi banali e vagamente new-age non possono certo essere opera di uno dei più grandi poeti del Novecento". "Meglio così: non credo che Pablo Neruda, che ha speso la vita per grandi ideali politici, sarebbe stato lusingato dal sentir citare una poesia davvero sua dalla voce di Clemente Mastella". Analoga smentita è arrivata dalla Fondazione Pablo Neruda: "Quella poesia non è sua". "Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine", diceva ieri il senatore dell'Udeur, ma non sapeva di essere caduto in una bufala che gira da anni su internet. Il testo della poesia è di Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana nata nel 1961. Da anni passa come una catena di sant'Antonio dalle caselle di posta elettronica ai blog: una ricerca su Google produce quasi cinquantamila risultati per le parole Neruda e "muore lentamente", ma solo pochissimi siti segnalano l'errore: il 10 gennaio 2007, più di un anno fa, Lorenzo Masetti lo scriveva sul suo blog; un altro blog sul sito internet del Pais lo ha scritto l'8 luglio 2007. Poche segnalazioni rispetto ai tantissimi siti che avevano diffuso questa "ode alla vita", come una poesia di Neruda, ma la lettura di Mastella ha svelato l'errore.
giovedì 24 gennaio 2008
lunedì 21 gennaio 2008
Chi Muore (Ode alla Vita)
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle
che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi e’ infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o
della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto
prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono
qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo
di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una splendida felicita’.
Pablo Neruda
martedì 15 gennaio 2008
In Un Batter D'occhi
Secondo lui il batter d'occhi è qualcosa che aiuta la nostra discriminazione interiore dei pensieri, un riflesso involontario che accompagna quel processo mentale. Ogni battito corrisponderebbe al punto in cui si potrebbe fare uno stacco (ricerche psico-fisiologiche della Washington University lo hanno confermato).
Riprendendo gli spettatori di un film con una pellicola ad alto contrasto sensibile agli infrarossi vedremo una galassia di puntini su fondo nero. E quando qualcuno di loro batte gli occhi, vedremo una momentanea intermittenza di un paio di quei puntini. Un batter d'occhi collettivo indicherebbe che il pubblico sta pensando le stesse cose, che è veramente preso, che pensa al ritmo del film che per questo funziona.
Come disse John Huston in un'intervista:
giovedì 10 gennaio 2008
Come le Viole...
Michele è tornato nella sua Siena.
Vi lascio con un paio di versi della canzone di un certo Peppino Gagliardi-Sanremo 1972 che ho conosciuto grazie all'interpretazione di Giuliano Palma:
"...Come le viole anche tu ritornerai La primavera con te riporterai..."
Un affettuoso saluto a tutti!